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Investimenti pubblici per i canali esteri: i casi di Francia, Germania e Regno Unito

di Emilio Pucci | 08.09.2020

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I governi dei tre più grandi paesi europei, Francia, Germania e Regno Unito, indirizzano verso il settore audiovisivo e verso le sue diverse componenti (produzione, distribuzione etc.) rilevanti risorse economiche. Per tutti i paesi l’obiettivo è quello di dare forza alle industrie nazionali e di conseguenza all’intero sistema socio-economico. Com’è noto, inoltre, l’audiovisivo ha funzioni di grande importanza per il cosiddetto “marketing delle nazioni” e cioè per l’insieme delle strategie che i diversi paesi mettono in campo per attrarre interesse e risorse e per competere a livello internazionale culturalmente ed economicamente oltre che, naturalmente, sul piano geo-politico.

Uno degli ambiti che vede i tre paesi europei fortemente impegnati anche sul piano degli investimenti, è quello dei canali esteri di servizio pubblico che, lungi dall’essere solo canali di informazione, svolgono un ruolo sempre più importante sul piano della promozione estera del sistema delle imprese e delle industrie nazionali. Questi canali sono cioè strumenti chiave delle politiche audiovisive nazionali.

Recentemente i canali esteri promossi e sostenuti dai tre paesi hanno anche intensificato le capacità produttive e la gamma di prodotti televisivi e multimediali in diversi generi editoriali creando sinergie sempre più elevate con i canali nazionali di servizio pubblico.

In termini generali le linee evolutive di questi canali negli ultimi 3 – 4 anni possono essere così sinteticamente descritte:

  • integrazione delle offerte giornalistiche tradizionali (news) con programmi di approfondimento ad orientamento socio-economico e culturale (arricchimento e diversificazione dei palinsesti);
  • maggiore cooperazione / integrazione con gli operatori nazionali di servizio pubblico;
  • sviluppo di un presidio integrato digitale (broadcast – broadband).

La Germania ha notevolmente potenziato il suo canale televisivo internazionale Deutsche Welle che oggi trasmette in quasi tutti i paesi del mondo in 30 diverse lingue (nella versione multimediale).  Il canale televisivo in lingua inglese trasmette 24 ore al giorno con numerose edizioni regionali in Arabo, Spagnolo e naturalmente tedesco. Nel 2019 il governo federale ha destinato al canale un finanziamento di €395 milioni (+ €35 milioni rispetto all’anno precedente). Si tratta di un gettito dedicato al canale e non parte del canone radiotelevisivo.

Ben €140 milioni del budget di Deutsche Welle sono stati destinati alla produzione di contenuti nei diversi generi editoriali coperti dal canale. Lavorano per Deutsche Welle circa 1.500 dipendenti e altrettanti freelancer. Nel 2018 un piano triennale (2018-2021) ha rinnovato le linee strategiche ed editoriali del canale, potenziando la capacità di regionalizzare l’offerta ed espandendo la collaborazione con ARD e ZDF, i due operatori di servizio pubblico nazionale. Inoltre, Deutsche Welle ha pianificato (e ormai completato) la propria mutazione digitale passando da canale TV a sistema integrato broadcast-broadband.

In Francia il presidio audiovisivo estero pubblico è garantito dal gruppo France Médias Monde che ha preso il posto a partire dal 2008 della Société de l’audiovisuel extérieur de la France. Il budget annuale del gruppo, anch’esso essenzialmente formato da un finanziamento pubblico diretto, è di circa €250 milioni, stabile negli ultimi dieci anni. Lavorano per il gruppo circa 1.700 dipendenti di cui 1.000 giornalisti. Gli asset editoriali del gruppo sono RFI (Radio France Internationale), France 24, il canale di news e MCD (Monte Carlo Doualiya), una radio in lingua francese che trasmette essenzialmente in Africa.

RFI (Radio France Internationale) è una radio a diffusione mondiale che trasmette in 16 lingue oltre al francese. Il canale televisivo e multimediale France 24 ha ormai un palinsesto molto articolato e non limita la propria offerta al solo genere news. Nel corso degli anni ha ampliato la gamma dei generi soprattutto sul versante degli approfondimenti socio-economici e del factual e dei programmi culturali. Il canale trasmette in tre differenti lingue (inglese, francese e arabo) e ha 160 “presidi” di corrispondenza nel mondo.

Il presidio estero audiovisivo del Regno Unito è garantito dal servizio radiofonico storico BBC World Service e dal canale televisivo e multimediale BBC World News interamente controllato da BBC Global News Ltd che opera come società commerciale dell’operatore di servizio pubblico BBC. Dopo una serie di trasformazioni nella struttura e nei sistemi di finanziamento, BBC World News attualmente opera come braccio commerciale di BBC finanziato dagli accordi internazionali di distribuzione e dalla pubblicità. Fino a pochi anni fa il canale riceveva un finanziamento pubblico diretto ma poi anche grazie alla forza di mercato (il canale compete a livello internazionale direttamente con CNN e altri canali di news), BBC World News è diventato del tutto indipendente dal punto di vista del finanziamento. Anche il palinsesto di BBC World News si è evoluto nel corso degli anni sviluppando programmi di approfondimento socio-economico e culturale. Come si è detto, i tre operatori pubblici sono ritenuti più che centrali e assolutamente vitali per le strategie di presidio estero e di marketing internazionale dei tre paesi, soprattutto in un contesto di maggiore instabilità del contesto geopolitico. Inoltre, è interessante notare come le strategie editoriali e industriali di questi canali si siano evolute nel corso degli ultimi anni  per far fronte con maggiore efficienza alle evoluzioni delle offerte editoriali in un certo senso concorrenti (genere news ) e alle trasformazioni delle modalità di consumo.

Budget 2019 dei canali esteri nazionali di Germania, Francia e Regno Unito (dati in milioni di Euro)

Fonte: E-Media