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Apple TV + in arrivo il primo novembre. Inizia la vera guerra dello streaming.

di Andrea Fornasiero | 11.09.2019

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Si avvicina novembre e con esso il vero inizio della guerra dello streaming, che pensavamo sarebbe partita martedì 12 e lontano da noi, con il lancio americano di Disney +, destinata ad arrivare lo stesso giorno in Europa solamente in Olanda. La notte del 10 settembre però dall’America arriva il colpo di scena che accelera drasticamente i tempi del conflitto: Apple, come ama solitamente fare, ha atteso, ha assistito, ha valutato e solo alla fine ha rivelato le proprie mosse secondo la rodata strategia “surprise and delight”, ossia “sorprendi e delizia”.

E di certo i suoi annunci hanno sia sorpreso sia deliziato. Visto il mistero in cui era avvolta la piattaforma per esempio non ci si aspettava di certo che sarebbe partita prima di quella Disney, che invece da mesi rilascia informazioni, tabelle di marcia ed è arrivata ad annunciare progetti Marvel che vedremo non prima del 2022. Non solo: l’inizio delle danze di Disney + sarà molto più timido, limitato principalmente agli Usa, mentre Apple TV + arriverà in oltre 100 Paesi già il primo novembre. Del resto Apple è ben conscia della globalità del mercato e della diffusione dei propri device, mentre Disney vive ancora nella logica USAcentrica di Hollywood, dove si guarda prima di tutto al box office e agli ascolti americani e solo poi alle “colonie culturali”. Una differenza da XXesimo secolo contro XXIesimo, che di certo spingerà Disney a darsi una mossa con l’espansione della propria piattaforma su altri territori.

Anche perché la “casa del topo” è stata superata da quella di Cupertino pure su un altro fronte, quello del prezzo (questa la delizia): Apple TV + costerà infatti solo 4.99 dollari al mese, un prezzo sorprendente visto che ci aspettava il doppio: qualche settimana fa, infatti, su Bloomberg si era lasciato trapelare che il costo sarebbe stato di 9.99 dollari al mese. Disney +, che costa 6.99 dollari, sembrava destinato a essere il servizio più conveniente del futuro e ora si trova invece due dollari sopra la concorrenza. Certo l’offerta è molto diversa – ma ne parliamo poi – e sono diverse anche le possibilità di associarlo ad altri servizi: impacchettato insieme a ESPN e Hulu (ma nella sua versione con la pubblicità, non in quella ad-free) costerà 12.99 dollari. ESPN e Hulu però sono pressoché solo americani, a riprova che quella di Disney è una strategia meno globale.

C’è poi un altro elemento cruciale sul fronte dei prezzi: l’account Apple TV + potrà essere condiviso per uno streaming contemporaneo con ben sei individui, senza aumenti di prezzo, mentre quello di Disney + arriva fino a 4. Certo se si pensa che Netflix invece chiede ben 16 dollari al mese per i 4 streaming attivi simultaneamente è chiaro che entrambi i nuovi arrivati saranno enormemente più competitivi.

Sia Apple sia Disney hanno poi già messo in atto piani aggressivi per la partenza del servizio: Disney alla recente D23 di fine agosto ha messo in vendita agli accreditati pacchetti di abbonamenti in offerta per il primo anno e addirittura per i primi tre anni di servizio, chiedendo praticamente una dimostrazione di fede che secondo il media analyst Paul Dergarabedian ha dato vita a lunghe code. La casa di Cupertino promette invece di regalare un intero anno di abbonamento a chi comprerà un nuovo device Apple, che ovviamente ha annunciato contestualmente i nuovi iPhone 11, destinati a loro volta a scatenare le consuete code agli Apple store nel Day One (pur se negli ultimi tempi non sono più quelle di una volta).

Da questo punto di vista Apple presenta il proprio servizio streaming come una ciliegina sulla torta per i propri fedeli acquirenti, un modo di farli sentire parte di una grande famiglia, seguendo un modello simile a quello di Amazon e del suo Prime Video, associato al più ampio pacchetto di Amazon Prime. D’altra parte Apple + sarà disponibile progressivamente su un numero sempre maggiore di dispositivi e browser e non limitato ai clienti Apple, cercando di catturare nuovi fedeli al brand della mela. Un’opzione, questa di scorporare il servizio, che invece Amazon in diversi Paesi non mette ancora a disposizione.

Apple quindi sta a metà tra il tipo di servizio di Amazon e quello di Disney, con cui non condivide solo il + nel nome, ma pure il target familiare: è cosa nota già da mesi infatti che eviterà titoli dai contenuti troppo forti, tanto che il remake di Amazing Stories ha perso Bryan Fuller a causa di differenze creative. Entrambi i servizi inoltre puntano su un numero limitato di titoli prodotti con tutti i crismi da opporre all’offerta pressoché incontrollata di Netflix.

Se la Disney dalla sua ha brand immarcescibili come il proprio e pure Star Wars, la Marvel, la Pixar e National Geographic, la Apple ha usato la propria gloriosa fama (e le proprie profonde tasche) per accaparrarsi attori e autori di grande prestigio. E di certo non si è fatta problemi a rompere qualche salvadanaio: sembra che le prime due stagioni di The Morning Show, il dramedy su un notiziario del mattino con Jennifer Aniston, Reese Witherspoon e Steve Carell, costino ben 300 milioni di dollari. Non sappiamo di quanti episodi siano composte, ma di certo sarà tra le serie più costose di sempre. E a giudicare dal trailer non pare una produzione che bada a spese neppure See, con la superstar Jason Momoa in un fantasy epico ideato dallo Steven Knight di Peaky Blinders.

Vale la pena di ricordare però che, come Hollywood ci insegna, non bastino i nomi degli attori e degli autori per vendere un successo: se il materiale è originale come in questo caso il pubblico è guardingo, non a caso Apple ha comunque acquisito anche i diritti di saghe letterarie prestigiose come quella della Fondazione di Isaac Asimov o di una serie molto amata degli anni 80 come Amazing Stories di Spielberg. Questi titoli però arriveranno solo in futuro e per il lancio Apple punta soprattutto sulla forza del proprio brand e sul nuovo iPhone, che le dà implicitamente un anno di tempo per convincere i suoi acquirenti a restare abbonati e fare da trendsetter per allargare il servizio. Disney invece aprirà con la serie di Star Wars, The Mandalorian, e la farà durare per due o tre mesi, rendendo gli episodi disponibili settimanalmente. Non è chiaro come Apple invece distribuirà le proprie serie: è possibile che scelga un modello ibrido con qualche episodio subito e gli altri di settimana in settimana, mentre è probabilmente da escludere che, con pochi titoli di richiamo (oltre a See e The Morning Show saranno già disponibili dal primo novembre Dickinson e For All Mankind), decida di bruciarli in un lampo di binge watching. Disney è inoltre in largo vantaggio sui contenuti di library, sia televisivi sia cinematografici (con alcuni grandi classici e con il remake live action di Lilli e il vagabondo in esclusiva per la piattaforma), dove in effetti non teme rivali.

Rimane da vedere come reagirà il pubblico e pure cosa annunceranno i gruppi che ancora devono lanciare un servizio, da AT&T con HBO Max a Comcast/Universal fino a ViacomCBS. Di certo la loro strada si è fatta improvvisamente più in salita.