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2020: La nuova “geografia” dei documentari in Italia

di Marco Spagnoli | 29.07.2020

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Per il mondo dell’Audiovisivo e in particolare per il genere del documentari, il 2020 sarà ricordato come uno spartiacque: la nostra industria ha, infatti, preso drammaticamente coscienza di sé e delle scelte da compiere per il futuro.

Una consapevolezza nuova che oltre ad obbligarci a riflettere sul sistema in cui ci si trova ad operare, ha messo tutti di fronte a nuove possibilità produttive e distributive, nonché ad evidenti nuove opportunità di business.

A beneficiare della situazione, come sappiamo, sono state soprattutto le piattaforme OTT: nel resto del mondo, ma anche in Italia, Netflix e Amazon in particolare hanno avvicinato il pubblico alla loro offerta in maniera importante e significativa sotto ogni punto di vista.

Tra i generi che sono stati valorizzati dalle circostanze, oltre ovviamente alle serie televisive, i documentari che proprio come medie serialità, ma anche come pezzi unici hanno incontrato per la prima volta un pubblico nuovo che, spesso, la programmazione un po’ asfittica del circuito nazionale di sale cinematografiche, un po’ l’eccessiva parsimonia dei palinsesti delle televisioni free avevano mancato di riuscire ad incontrare e a fidelizzare. Durante il lockdown, la possibilità di accedere velocemente a contenuti documentari su Netflix, Amazon, ma anche su Raiplay e Chili ha fatto scoprire, invece, agli spettatori il valore e l’importanza della moderna produzione di documentari a livello globale.

Ed è alla luce di questo contesto, quindi, che possiamo leggere una serie di nomine volte ad innovare, rispetto al passato, la produzione dei Doc in Italia.

Il primo di questi nuovi incarichi da segnalare deriva quindi, dalla lunga “battaglia” portata avanti da APT e oggi da APA e che ha visto compiersi felicemente, con la creazione di una divisione documentaria per la Tv di Stato.

Il giornalista Duilio Giammaria è diventato, infatti, direttore di Rai Doc, andando a guidare una struttura, che – al momento – sta muovendo i primi passi all’interno della Rai e del mondo della produzione documentaria. Una casella importante quella ricoperta da Giammaria, che permette, così alla produzione audiovisiva italiana di avvalersi di un partner di prim’ordine nell’ambito internazionale, puntando a quelle coproduzioni di valore che, fino adesso, le erano state precluse. Un passo in avanti destinato a dare un’importante forza propulsiva alle produzioni e alla possibilità di arrivare a costituire progetti ad alto budget.

In questo senso è da leggere ancora molto positivamente l’avvicendarsi alla Presidenza dell’Istituto Luce di Roberto Cicutto e di Maria Pia Ammirati. Quest’ultima, infatti, porta in dote al Luce, uno dei principali produttori e distributori di documentari, la sua carica di Presidente di Rai Teche e quindi l’archivio Rai.

Chi fa documentari, infatti, sa benissimo che per tutto quello ciò che riguarda la produzione di titoli legati al passato, ma non solo, l’Archivio Luce e quello della Rai non solo sono strategici, ma – addirittura – fondamentali. L’intento dichiarato dal Ministro Franceschini di andare a fondere i due immensi depositi della memoria storica del nostro paese, con un tempo tecnico necessario alla possibilità di fare dialogare sistemi di archiviazione e software differenti potrebbe portare in un tempo ragionevole alla creazione di uno dei più grandi archivi del mondo con milioni di immagini e di ore di girato.

Ma non è solo il mondo pubblico a lavorare in direzione del cinema del reale. Netflix ha nominato in primavera il responsabile delle produzioni documentarie per l’Italia: Giovanni Bossetti un professionista di grande esperienza, molto apprezzato dalle persone che hanno lavorato con lui.

La scelta di avere un responsabile per il nostro paese costituisce, qualora servisse, l’ulteriore prova di quanto il processo di localizzazione delle produzioni, dopo Serie e Film possa finalmente completarsi anche andandosi ad attestare sul Cinema del Reale che riveste da sempre un ruolo molto importante nell’offerta della società di Los Gatos.

E non sono solo i distributori a pensare in maniera organica ai documentari: Palomar, la società fondata da Carlo Degli Esposti ha varato Palomar Doc, la nuova divisione documentario della società, partner di Mediawan Group. La divisione dedicata allo sviluppo e alla produzione di film e serie documentarie per cinema, TV e OTT è stata affidata ad Andrea Romeo, fondatore e direttore dal 2005 al 2019 del festival italiano di documentari Biografilm.

Stessa situazione per Fandango: la società di Domenico Procacci che da sempre è stata particolarmente attenta alla produzione e distribuzione di documentari anche stranieri, ha nominato Eleonora Savi a capo delle sue produzioni, mentre Cosetta Lagani, ha concluso il suo periodo in Stand By Me passando a Minerva Pictures dove è stato creato per lei il ruolo di Chief of Scripted and Documentary Productions. Personalità di grande livello, dunque, per ruoli nuovi, in attesa che l’effervescenza del mercato possa finalmente ristabilirsi ed aumentare con il ritorno alla normalità dopo il lockdown.